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giovedì 7 luglio 2016

" Le luci nelle case degli altri " di Chiara Gamberale

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392 pagine. 1 palazzo di 5 piani. 5 possibili padri. 1 bambina. 1 finale sorprendente. 
Questi i dati su cui nasce il libro di cui vi parlerò oggi.

Andiamo dritti al punto: mi rende felice. Non ne conosco esattamente il motivo. Forse per la sua semplicità, che lo rende un libro per tutti, oppure per la sua completezza, per il guazzabuglio di figure differenti che contiene, che lo rende, invece, un libro di tutti. Oppure ancora, perché dimostra che la famiglia si può trovare ovunque e che non è solo una questione di sangue.

La disinvoltura, nella scrittura, così come nel racconto, immerge le pagine in un'atmosfera fiabesca ed unica. Non ci sono “c'era una volta”, né principi azzurri, né castelli, ma c'è la storia di un amore incondizionato, diverso da quelli che siamo soliti leggere nei romanzi, che nasce, a volte cresce, ma che non muore mai.

La trama, sintetizzata qui sotto, potrebbe sembrare lontana dalle emozioni di cui vi ho parlato, ma leggendo il libro vedrete che intraprendere questo viaggio con la protagonista e le sue “tante famiglie” vi porterà a conoscere meglio anche voi stessi e, poi, ripensandoci, tutte le sensazioni provate durante la lettura, si racchiuderanno in un unico gesto: un sorriso.

Una telefonata mattutina interrompe la routine, a chi più frenetica e a chi no, degli inquilini al civico 315 di Via Grotta Perfetta. Maria, la loro amministratrice condominiale, è morta in un incidente stradale, lasciando non solo un enorme vuoto in tutti coloro che l'hanno sempre amata, ma anche sua figlia: una bambina di nome Mandorla con un padre ignoto. Una lettera scritta dalla stessa Maria sconvolgerà tutti: il papà di Mandorla è proprio uno degli uomini in quel condominio, i quali, però, nel dubbio, decidono di non fare il test del DNA.
D'improvviso la bambina viene adottata da tutte e cinque le famiglie residenti in Via Grotta Perfetta 315, ritrovandosi, forse, con qualche "parente" di troppo. Tra salti temporali, analessi, dubbi ed incertezze, Mandorla ripensa alla sua storia in una sola notte, da una location un po' particolare...la cella di un carcere.



Un punto di forza è la velocità con cui si susseguono gli episodi che, insieme alla continua curiosità innescata nel lettore per chi possa essere il padre della piccola Mandorla, spinge a terminare questo libro facilmente e con interesse.
Un punto di debolezza si manifesta inizialmente. Almeno per quanto riguarda la mia esperienza, ho trovato leggermente difficile approcciarsi alla lettura di questo libro. Ero un po' confusa dall'alternarsi di diversi punti di vista e dall'inserimento di continui salti temporali. Una volta ingranato il meccanismo, la lettura non si mostra altro che piacevole.


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Qui un esempio, dove la parola "innocente" è ripetuta per una
pagina intera.


Una particolarità di questo libro, che ha turbato alcuni ed incuriosito altri, è la presenza di alcune pagine caratterizzate dalla ripetizione della stessa parola o frase. A me non ha infastidito, non credo di certo che queste espressioni vadano lette una per una! Quindi, vi invito a soprassedere e voltare pagina per continuare il racconto.




Vorrei augurarvi il "lieto fine" con una frase presa dalla lettera che scrive Maria a sua figlia Mandorla il giorno della sua nascita, che rappresenta un bellissimo augurio:
"Vorrei che se i compagni di classe ti prendono in giro per qualche motivo, tu pensi che siano sbagliati loro, mica tu."

Vi invito a visitare questa recensione che scrissi per la scuola e da cui, poi, ho ripreso la trama. 

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