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giovedì 13 aprile 2017

Che tu sia per me il coltello, David Grossman


Ho portato a termine la lettura di questo romanzo meno di un quarto d'ora fa e sono già qui, intenta a recensirlo. Forse perché volevo che nella scrittura trasparissero le sensazioni che questo libro mi ha dato; forse perché non potevo più aspettare, essendo trascorso ormai più di un mese da quando ne lessi le prime righe. Già, non è stata una lettura veloce e non so, effettivamente, se a causa mia o grazie alla varietà di informazioni che vi sono contenute e che ho preferito centellinare, acquisendole volta per volta, magari per riflettervi su.
 "Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l'altro ieri al raduno del liceo."
Mi sento di dover dire, non di certo per giustificarmi, che non è un romanzo dalla stesura coinvolgente e dai ritmi perdifiato. E' una lettura epistolare, genere già conosciuto per la peculiare lentezza con cui si susseguono gli eventi, gestita dall'autore in modo particolare: la narrazione è suddivisa in due parti, più un intenso capitolo finale ("Pioggia"). Nella prima sono raccolte tutte le lettere di uno dei due interlocutori, Yair, e nel secondo le lettere successive ed i pensieri, gli appunti, del secondo, Myriam.
Non so se questo espediente acuisca la curiosità del lettore o meno, fatto sta che la voglia di ascoltare i pensieri della donna, tanto commentati da Yair, ha spinto me a procedere nella lettura ed ora, devo dire, di esserne più che felice. Il capitolo in cui siamo invitati a leggere di Myriam (aggiungerei "finalmente") è di gran lunga il più emozionante.
E' impossibile che non nasca un briciolo di empatia per questa donna meravigliosa, la cui vera essenza, forse perché mai completamente svelata, è difficile percepire dalle parole di Yair. E' come se lui facesse l'impossibile per costruire un mondo fatto di sogni e passioni, condensati in incontri immaginari tra i due in tipici loci amoeni, dimenticando e sorvolando la vera natura, la vera vita tormentata alle spalle di lei. Sarà perché lei stessa si mostra restia a svelare in cosa davvero consista la sua quotidianità, sia all'uomo che le scrive, sia al lettore. Quando siamo immersi nelle sue pagine, però, tutte le parole dettate da Yair sembrano superflue, vane, sciocche. E' Myriam l'unica protagonista, o almeno io l'ho percepita come tale.

E' proprio questo, a mio parere, il punto di forza del libro: nessuno è ciò che sembra; ognuno vive la propria vita, restando all'oscuro di quella degli altri. Si è alla ricerca di conforto e di confronto tra esistenze divergenti. Questo è ciò che ho colto dal romanzo e ciò che questa lettura, vagamente impegnativa, mi ha lasciato.
 "Se potessi ti comprerei una casa [...] capace di contenere la tua anima e la riempirei con tutti i tuoi sogni grandi e piccoli."

C'è da dire che il linguaggio di Grossman e, di conseguenza, dei suoi protagonisti, è alla continua ricerca di metafore, simboli ed immagini. Niente, anche quando non ce lo si aspetta, è detto a caso, pur se espresso con giri di parole. Sono periodi che invitano alla meditazione, sempre se non si è annoiati e non si ha fretta di concludere il romanzo, per passare al thriller che, da qualche settimana, ci osserva dalla libreria.
Non lo consiglio a tutti. Non lo consiglio a chi legge per distrarsi; a chi ha fretta di riporre un libro nel dimenticatoio; a chi non vuole ritornare più volte sulla stessa frase; a chi odia i romanzi epistolari, compresi quelli che non lo sono a tutti gli affetti, ma che li ricordano anche solo vagamente. Lo consiglio a chi, invece, legge per conoscere personaggi, situazioni, sensazioni; a chi ha fretta di confrontarsi con un pensiero diverso dal proprio; a chi ha voglia di riflettere ed immedesimarsi in chi apre il proprio cuore a qualcuno, sentendosi libero di raccontare; a chi è spaventato dall'idea di un romanzo dalla conformazione "differente", ma che ha voglia di provare e poi scoprire che lo ha adorato.
Quasi come ho fatto io.
 "Forse lui ha capito, molto prima di me, che non è possibile tornare indietro sani e salvi dal punto in cui siamo arrivati."
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/uomini-e-donne/frase-227337?f=w:2272>
Lieto fine a tutti,
Sara.

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